Il conclave del 2005 venne convocato a seguito della morte di papa Giovanni Paolo II, avvenuta il 2 aprile dello stesso anno. Si svolse nella Cappella Sistina dal 18 al 19 aprile, e, dopo quattro scrutini, venne eletto papa il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio, che assunse il nome di Benedetto XVI. L'elezione venne annunciata dal cardinale protodiacono Jorge Medina Estévez.

Situazione generale

Per il conclave sono previsti due scrutini la mattina e due al pomeriggio: quando uno di essi ha dato esito positivo, viene immediatamente seguito dalla famosa fumata bianca. Nel conclave del 2005 furono necessarie per l'elezione 77 preferenze, ossia i voti dei due terzi dei cardinali riuniti e aventi diritto di voto. Dopo 34 scrutini infruttuosi, però, di voti per essere eletti ne sarebbero bastati 58, ossia la metà più uno: così stabilivano le regole per il conclave promulgate nel 1996 da papa Giovanni Paolo II nella costituzione Universi Dominici Gregis. Se le votazioni avessero avuto esito negativo, gli appunti e le schede sarebbero stati bruciati al termine della sessione delle due votazioni mattutine, con fumata nera verso le 12, e al termine della sessione delle due votazioni pomeridiane, con fumata nera alle 19 circa.

Sempre ai sensi della costituzione gianpaolina, l'alloggio per i cardinali elettori non fu più ricavato nelle stanze del Palazzo Apostolico, ma nella Domus Sanctae Marthae, costruita allo scopo e inaugurata nel 1996.

Si stabilì che, da questo conclave, il suono delle campane di San Pietro avrebbe sancito definitivamente l'esito positivo delle votazioni e fugato così ogni dubbio circa il colore della fumata. Un'altra novità riguardò la mancanza della tradizionale fumata gialla, che veniva solitamente fatta salire pochi giorni prima dell'inizio del conclave per verificare che la stufa fosse stata montata correttamente.

L'apertura del conclave

La mattina del 18 aprile, nella basilica di San Pietro, venne celebrata la messa Pro Eligendo Romano Pontifice, che diede inizio ai riti del primo conclave del terzo millennio. Presiedette il rito, concelebrato da tutti i 115 cardinali elettori, il decano del collegio cardinalizio e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger. Questi, dopo che fu letto il passo del vangelo concernente la presentazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth (Lc 4, 21), pronunciò l'omelia. In uno dei passaggi del suo discorso, Ratzinger richiamò la necessità di riscoprire una «fede matura, radicata nell'amicizia con Cristo», senza lasciarsi illudere dal relativismo, cioè senza «lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina», proprio mentre «si va costituendo una dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie». Il cardinale collegò tali concetti alla figura del Papa scomparso, auspicando l'elezione di un successore che proseguisse in tal senso: «in questa ora, soprattutto, preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore, un pastore che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia».

I contenuti di tale omelia, come osserverà, otto anni dopo, la stessa Radio Vaticana, furono quelli di una forte candidatura alla successione da parte del cardinale decano: «È il cardinale anziano che sta parlando, non il Papa, ma forse qualcuno, in quei 29 minuti, non avrà notato la differenza. Forse neanche quando, quell’uomo in piedi vestito di rosso, tira le conclusioni del suo discorso scrutando i cardinali e, attraverso di loro, il futuro della Chiesa, che sta per giungere».

Nel primo pomeriggio i cardinali entrarono in processione nella Cappella Sistina e, dopo il canto del Veni Creator Spiritus e dopo aver pronunciato in latino il solenne giuramento di fedeltà al segreto del conclave, con la tradizionale formula Extra omnes pronunciata dal maestro delle celebrazioni liturgiche Piero Marini, le porte della Sistina si chiusero. Il cardinale Tomáš Špidlík, ottantacinquenne e non elettore, esperto in spiritualità orientale, guidò la meditazione, per lasciare poi la sala e permettere l'avvio dei lavori con l'estrazione a sorte dei tre cardinali scrutatori e degli altrettanti revisori.

Le votazioni

La sera del 18 aprile le votazioni si aprirono avendo quella del cardinale Ratzinger come unica candidatura organizzata in grado di contare su un blocco di voti sicuri. Le previsioni dei vaticanisti più informati oscillavano fra i 30 e i 50 voti già sicuri per lui. Molto inferiori alle aspettative della vigilia furono gli elettori orientati verso il cardinale Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano.

Il primo scrutinio, che non era scontato avvenisse entro la giornata, ebbe esito negativo: alle ore 20:05 uscì dal comignolo della Cappella Sistina la fumata nera. Le prime indiscrezioni sulle votazioni furono pubblicate poche settimane dopo il conclave. Andrea Tornielli indicava che nel primo scrutinio Ratzinger avesse ottenuto 40 voti, Martini 30. Secondo Lucio Brunelli, invece, al secondo posto dietro Ratzinger si sarebbe collocato il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, con Martini fermo a 9 voti; vi sarebbero stati anche 6 voti per Ruini, 4 per Sodano e una trentina di voti dispersi.

Il giorno successivo, 19 aprile, i sostenitori di Ratzinger si concentrarono sul vasto blocco degli incerti. I cardinali dalla parte di Camillo Ruini fecero sapere che il loro piccolo pacchetto di voti si sarebbe riversato su Ratzinger. Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, poteva invece contare su tutti i voti dei cardinali provenienti dall'America Latina, esclusi solo il colombiano Alfonso López Trujillo, avversario della teologia della liberazione, e il cileno Jorge Medina Estévez, responsabile dell'edizione cilena della rivista Communio, creatura teologica di Ratzinger. Prevalse allora, sul fronte opposto a Ratzinger, l'orientamento a sostenere il porporato argentino, e anche i cardinali che al primo turno avevano votato per Martini si convinsero a puntare su Bergoglio.

Al secondo scrutinio i voti per Ratzinger, come previsto, aumentarono rispetto al giorno prima, ma anche Bergoglio ottenne un numero di preferenze non trascurabile. Al terzo scrutinio a Ratzinger mancarono pochissimi voti per essere eletto, ma i sostenitori di Bergoglio decisero di resistere a oltranza, sperando di portare a una situazione di stallo continuo che avrebbe reso necessaria la messa da parte del cardinale tedesco e la ricerca di un nuovo candidato. Anche Martini era della stessa idea e, sospettando il blocco duraturo di Ratzinger, prevedeva un cambio di candidati per il giorno successivo.

In termini concreti sembra che, al terzo turno, i sostenitori di Bergoglio fossero riusciti a far ottenere al cardinale argentino 40 voti: poiché i votanti erano 115 e poiché per essere eletti erano necessari i due terzi dei consensi, ossia 77 voti, a Bergoglio bastava mantenere quei 40 voti per rendere aritmeticamente impossibile l'elezione di Ratzinger, che, nel caso, si sarebbe potuto fermare al massimo a 74 (dato che non poteva votare per sé stesso). A questo punto sembra che sia stato l'atteggiamento dello stesso Bergoglio a far capire a molti suoi sostenitori che fosse meglio desistere, per evitare una spaccatura nel conclave. Diversi cardinali del blocco di Bergoglio, quindi, allo scrutinio successivo, si sarebbero arresi e avrebbero dato a Ratzinger i voti che gli mancavano per l'elezione.

Alle 17:50 del 19 aprile, dopo il quarto scrutinio, dal comignolo della Sistina si levò la fumata bianca. Poco più di un'ora dopo, alle 18:53, il cardinale protodiacono Jorge Medina Estévez si affacciò dalla loggia della Basilica di San Pietro e, con la tradizionale locuzione Habemus Papam, comunicò l'elezione di Joseph Ratzinger, che scelse il nome di Benedetto XVI. Nel primo, breve saluto rivolto ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, Benedetto XVI non mancò di ricordare il suo amico e predecessore Giovanni Paolo II:

Il conclave raccontato da papa Benedetto XVI

Sono numerose le indiscrezioni diffuse sull'esito del conclave che elesse Benedetto XVI, alcune anche in contrapposizione fra loro. È possibile confrontare queste ipotesi con il racconto diretto di papa Ratzinger. Quest'ultimo, infatti, ebbe modo di raccontare alle delegazioni e ai pellegrini accorsi dalla Germania i momenti che precedettero la sua elezione:

Il conclave raccontato da papa Francesco

Il successore di Benedetto XVI al soglio pontificio fu, nel 2013, proprio colui che nel 2005 sarebbe stato il secondo cardinale più votato, ovvero Jorge Mario Bergoglio, diventato papa Francesco; egli rivelò alcuni dettagli sul conclave del 2005. In un'intervista del 24 maggio 2015 a La Voz del Pueblo, un quotidiano di Tres Arroyos, a Francesco venne chiesto se davvero fu lui a ricevere il secondo numero più alto di preferenze dopo Ratzinger, ed il pontefice rispose:

Indiscrezioni e ipotesi sugli scrutini

Il vaticanista Lucio Brunelli, sul periodico Limes, pubblicò gli appunti di un anonimo cardinale inerenti ai voti dei diversi scrutini. Lo stesso conteggio venne poi ripreso da altri vaticanisti, fra cui Andrea Tornielli e Marco Tosatti. Sandro Magister, però, mise in dubbio la fondatezza di questi dati.

Il vaticanista americano John L. Allen Jr., nel suo libro The rise of Benedict XVI, collegando le testimonianze di otto cardinali diede una versione totalmente diversa, sostenendo che la crescita di voti su Ratzinger non avrebbe mai avuto una vera opposizione. Il sommarsi di un certo numero di preferenze su Bergoglio ci fu, ma senza delineare in alcun modo un'alternativa. Bergoglio, inoltre, nonostante l'etichetta di "progressista", era fin da prima del conclave un sostenitore dell'elezione di Ratzinger.

Secondo Brunelli, i seguenti sarebbero stati i voti del conclave:

Sera del 18 aprile

Primo scrutinio

Mattino del 19 aprile

Secondo scrutinio

Terzo scrutinio

Pomeriggio del 19 aprile

Quarto scrutinio

I cardinali elettori

Come stabilito da papa Paolo VI, ebbero diritto di voto in conclave i cardinali che non avevano ancora compiuto l'ottantesimo anno di età. Quelli che si trovarono in questa condizione erano 117, ma parteciparono effettivamente al conclave solo in 115, poiché due di loro, Adolfo Antonio Suárez Rivera e Jaime Lachica Sin, erano assenti per motivi di salute.

Segue l'elenco dei paesi con rappresentanti aventi diritto di voto, indicati per numero di elettori:

Cardinali elettori raggruppati per nazionalità (52 nazioni rappresentate, per tutti e 5 i continenti):

  • 20 elettori:  Italia
  • 11 elettori:  Stati Uniti
  • 6 elettori:  Germania,  Spagna
  • 5 elettori:  Francia
  • 4 elettori:  Brasile,  Messico
  • 3 elettori:  Canada,  Colombia,  India,  Polonia
  • 2 elettori:  Cile,  Ungheria,  Giappone,  Nigeria,  Filippine,  Portogallo,  Ucraina,  Regno Unito
  • 1 elettore:  Argentina,  Australia,  Austria,  Belgio,  Bolivia,  Bosnia ed Erzegovina,  Camerun,  RD del Congo,  Costa d'Avorio,  Croazia,  Cuba,  Rep. Ceca,  Rep. Dominicana,  Ghana,  Guatemala,  Honduras,  Indonesia,  Irlanda,  Lettonia,  Lituania,  Madagascar,  Nicaragua,  Nuova Zelanda,  Paesi Bassi,  Perù,  Siria,  Sudafrica,  Sudan,  Svizzera,  Tanzania,  Thailandia,  Uganda,  Vietnam

Oltre ad essere stato il conclave più numeroso della storia della Chiesa cattolica per numero di cardinali elettori (al pari con quello del 2013), è stato anche quello con il più alto numero di nazioni rappresentate.

Elenco degli elettori

Cardinali assenti

Adolfo Antonio Suárez Rivera (9 gennaio 1927), Arcivescovo emerito di Monterrey (Messico) assente per motivi di salute

Jaime Lachica Sin (31 agosto 1928), Arcivescovo emerito di Manila (Filippine), assente per motivi di salute

Note

Voci correlate

  • Universi Dominici Gregis

Altri progetti

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Collegamenti esterni

  • Il filmato RAI dell'elezione di Benedetto XVI, su youtube.com. URL consultato il 17 febbraio 2013.

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